Santa Messa Crismale: il sacerdote in comunione con i fratelli e con i fedeli

DIOCESI – Il vescovo ha presieduto la Santa Messa Crismale nella Cattedrale di N. S. dell’Orto a Chiavari. Nell’omelia ha ricordato tutti i confratelli che per qualsiasi motivo non hanno potuto partecipare. In particolare Don Paolo Bacigalupo e Mons. Mario Rollando, entrambi a Cuba a condividere con la popolazione locale il momento storico che sta vivendo. Ha quindi ricordato Mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia. Nella riflessione del vescovo il pensiero e la preghiera è andato a tutte le vittime di guerre, attentanti, ai profughi e alle vittime del recente incidente in Spagna, anche alle vittime di persecuzione a causa della religione. Quindi si è rivolto direttamente ai sacerdoti richiamando il valore eucaristico della loro missione e le due direzioni che questo comporta: con i confratelli e con la comunità.

Di seguito un’ampia sintesi delle parole del vescovo.

 

 

Carissimi fratelli,

questa nostra celebrazione, è strettamente legata all’istituzione dell’Eucaristia di cui faremo memoria nella messa in Coena Domini. Richiamo questo legame per riaffermare quale sia la fonte della nostra vita. Celebrando l’Eucaristia raggiunge il suo vertice l’essere discepoli del Signore e metterci ogni giorno alla sua scuola.

Il rischio nascosto nelle categorie del mondo secolare è quello di renderci incapaci di raccogliere il mistero del rapporto con il Dio vivente.

Il Papa riscontra in molti operatori pastorali il desiderio di spazi di autonomia e distensione, che li inducono a vivere i propri compiti come mera appendice della vita. Forse attraverso di esse abbiamo riconosciuto malesseri e difficoltà che noi denunciamo spesso. Non ci chiudiamo nel pessimismo distruttore, ma cerchiamo di affrontarle insieme.

Il Papa esprime anche gratitudine immensa per l’impegno di chi lavora nella Chiesa. Faccio mio il ringraziamento della testimonianza, che ci invita a superare l’egoismo e a fare di più.  Chiediamo al Signore che ravvivi la consapevolezza che siamo un dono nella Chiesa. Infatti essere un sacerdoti non è un dono per noi stessi, ma per la Chiesa. Il Signore ha voluto essere incontrato non solo in parole scritte e dette, ma  negli uomini e donne che incontriamo, questo è possibile in modo sensibile solo se la nostra vita ripropone lui.

Così vuol essere presente, così ci ha mandati, non come meccanici autoparlanti, ma come testimoni del risorto,impegnati a vivere evangelicamente, credere che il Vangelo ci offre la vita del risorto. Bisogna avere il coraggio di farla nostra.

Non credete che questa sia oggi veramente l’urgenza, se non vogliamo essere assorbiti da quella cultura globalizzata che può limitarci, farci ammalare?

Nell’Eucaristia ci sono due direzioni di comunione.

La  prima comunione presbiterale. Non siamo preti da soli, ma legati nel presbiterio con il vescovo. La vostra presenza dice che ne siete consapevoli. Nel tempo segnato dall’individualismo siamo chiamati ad affermare la forza della condivisione fraterna.

La seconda direzione è quella con i fedeli, specie quelli affidati alle nostre cure. Comunione dinamica e missionaria nelle nostre comunità, con i consigli diocesani e altre forme di dialogo pastorale. Questa esortazione mi trova convinto e cerco di attuarla. Al tempo stesso la rivolgo a voi. Non temete l’ascolto dei fedeli e nemmeno la consapevolezza che non sono i nostri sudditi e noi non siamo padroni della nostra comunità. E’ vero che ci possono essere reazioni non  dettate dal bene comune, ma dal raggiungere il proprio puntiglio, che degenerano persino nella maldicenza. Eppure neanche questo può sottrarre dal raggiungere un cordiale rapporto.
Riprendiamo in mano l’Evangeli gaudium.

Invito a riflettere anche sull’apporto necessario della donna nella vita della Chiesa.

Diamo volto all’amore misericordioso di Dio per gli uomini di oggi.