Belneari, nel decreto Enti locali c’è anche l’emendamento “salva – spiagge”

ROMA – Con la fiducia al decreto Enti locali, è stato varato anche il cosiddetto emendamento “salva-spiagge” che rende valide le concessioni balneari fino all’approvazione della legge di riforma: si tratta di una norma-ponte individuata dal governo dopo che la Corte di giustizia dell’Unione europea lo scorso 14 luglio ha bocciato la proroga al 2020 delle concessioni. Di fatto, dunque, le aste pubbliche per l’aggiudicazione delle spiagge non potranno più essere evitate, ma si traccia la strada per una introduzione soft. Vediamo i dettagli.
Secondo quanto dichiarato dal Ministro agli affari regionali, Enrico Costa, l’emendamento “è il primo passo verso una revisione organica del settore”, che verrà delegata soprattutto agli enti locali ed in particolare ai Comuni. In attesa che i 600 enti coinvolti si dotino di uno strumento adeguato, l’obiettivo è quello di avviare una gestione transitoria: per questo, il Sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi è volato a Bruxelles per cominciare a trattare con l’Unione Europea sull’entità del periodo di passaggio.
Il Partito democratico ha presentato intanto le prime proposte, relative alla legge che sarà presentata a ottobre e che dovrebbe disciplinare il settore balneare, una volta messo a sistema l’impianto delle aste pubbliche: risarcimenti in base agli investimenti e al valore dell’attività, per chi perderà la concessione; assegnazione in base alle professionalità e all’esperienza; introduzione di una clausola di salvaguardia sociale per evitare la dispersione di posti di lavoro; e, infine, ricalcolo dei canoni. Lo Stato, ad oggi, incassa infatti circa 100 milioni di euro, a fronte di un introito previsto di 380 milioni.
I tempi: ad ottobre presentazione della legge-delega, che entrerà in vigore non prima del 2018; da qui avvio del periodo transitorio, e poi le aste per l’assegnazione delle concessioni, gestite in primis dagli enti locali, sulla base di piani spiaggia, e in considerazione del valore delle attività, della storicità delle strutture, e degli investimenti effettuati negli anni.
A monte di tutto questo, sta un passaggio chiave della recente sentenza della Corte di giustizia europea, che, citando l’articolo 12 della direttiva Bolkestein, consente agli Stati membri di tutelare il legittimo affidamento dei titolari e soprattutto prevede la possibilità di tenere conto di motivi imperanti di interesse generale, quale la necessità dei precedenti titolari di ammortizzare gli investimenti effettuati.