Passione Domini: il Signore può aprirci i cuori, basta riconoscerlo

CHIAVARI – I riti del venerdì santo sono, con ogni probabilità, quelli che maggiormente commuovono e interrogano. La narrazione della Passione di Cristo, dell’evangelista Giovanni, ha riattualizzato la memoria della passione e morte in croce nella celebrazione presieduta in Cattedrale a Chiavari dal vescovo Tanasini. E’ il tempo del silenzio, della preghiera e dell’attesa. Un’attesa dettata da una speranza: la morte non ha l’ultima parola. Una breve riflessione, durante il rito In Passione Domini, è stata pronunciata da Mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia Sanremo. Citando Santa Caterina, il presule ha ricordato che solo il peccato è la causa della morte di Cristo. Una condizione che ci accomuna e ci rende tutti responsabili di quel corpo trafitto. A distanza di venti secoli da quell’evento, ancora oggi sembra che Gesù non sia riuscito nell’intento di attirare tutti a sè. Eppure questo avviene, attraverso diverse vie. Una via privilegiata è quella della sofferenza umana, che ci rende suscettibili dell’opera salvifica di Dio.