Card. Bagnasco ad Assisi: il popolo degli umili scrive la storia

ASSISI – Il rito dell’accensione della lampada che arde sulla tomba di San Francesco d’Assisi si ripete dal 4 ottobre del 1939. In quell’anno, mentre Papa PioXII proclamava il Santo d’Assisi Patrono d’Italia con Santa Caterina, i Comuni della Nazione offrivano l’artistica Lampada dove, attorno, è inciso il verso dantesco: “Altro non è che di suo lume un raggio”. Da quella data ogni anno le regioni italiane turno offrono l’olio per riaccedere la fiamma votiva. Quest’anno è toccato alla Liguria. La delegazione dei fedeli è stata guidata dal Card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Ligure, accompagnato dai vescovi delle altre diocesi. Tra le autorità presenti all’interno della Basilica di San Francesco, spiccavano il primo ministro italiano Paolo Gentiloni, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il sindaco del comune capoluogo di Regione Genova, Marco Bucci, al quale è toccato l’onore di accendere la lampada. “Un gesto semplice e denso – ha spiegato il Card. Bagnasco nell’omelia – l’olio è frutto della nostra terra e del lavorom quindi della vita con le sue speranze e fatiche”. Poi un richiamo all’attualità: “la mentalità diffusa – ha detto il presule – spinge a farci credere che la vita umana sia solo il presente, confonde la soddisfazione con la gioia”. In questa direzione il messaggio di San Francesco è quello di un mondo capovolto, che non nega quello visibile, ma dà significato e bellezza ad ogni circostanza, anche al dolore. Ci invita a “scoprire che Dio è amore e a lasciarci amare da Lui”. Il Card. Bagnasco ha fatto riferimento al ruolo della chiesa, di prossimità al popolo, e alla preoccupazione per il lavoro che manca. L’omelia si è fatta quindi un’invocazione finale al Santo povero d’Assisi. “Ci doni una fede chiara e limpida. La fede è la luce che Dio ci ha donato non per nasconderla, ma perchè illumini la Casa, dell’Italia, dell’Europa, del nostro mondo”.