Papa: Dio ci chiede di essere luogo di speranza per tutti

CITTA’ DEL VATICANO – All’Angelus, di fronte a circa 30 mila fedeli e pellegrini, il Papa ha commentato la pagina del Vangelo che propone la parabola dei vignaioli ai quali il padrone affida la vigna per poi andarsene, mettendo a prova la loro fedeltà. Ma giunto il tempo della vendemmia, quei vignaioli rifiutano di consegnargli il raccolto. Uccidono tutti i servi mandati dal padrone e arrivano perfino ad uccidere il suo stesso figlio. “È una storia che ci appartiene”, dice il Papa, parla dell’alleanza “che Dio ha voluto stabilire con l’umanità ed alla quale ci chiama a partecipare”. E come ogni storia di amore, anche questa storia “conosce i suoi momenti positivi ma è segnata anche da tradimenti e da rifiuti”. La domanda finale della parabola: «Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?» , continua Francesco, “sottolinea che la delusione di Dio per il comportamento malvagio degli uomini non è l’ultima parola! È qui la grande novità del Cristianesimo: un Dio che, pur deluso dai nostri sbagli e dai nostri peccati, non viene meno alla sua parola, non si ferma e soprattutto non si vendica! Dio ama, non si vendica, ci aspetta per perdonarci, per abbracciarci”. Dio continua versare il vino nuovo della misericordia nelle situazioni di debolezza e di peccato, c’è un solo impedimento alla volontà tenace di Dio, è la nostra arroganza che diventa anche violenza. “Di fronte a questi atteggiamenti e dove non si producono frutti, , afferma il Papa, la Parola di Dio conserva tutta la sua forza di rimprovero e di ammonimento: «a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti»” . Questo produrre frutti è il nuovo e l’originale nella fede cristiana. “Essa non è tanto la somma di precetti e di norme morali, spiega Francesco, ma è prima di tutto una proposta di amore che Dio, attraverso Gesù, ha fatto e continua a fare all’umanità. È un invito a entrare in questa storia di amore, diventando una vigna vivace e aperta, ricca di frutti e di speranza per tutti”. Una vigna aperta in ogni ambiente, anche quelli più lontani e disagevoli, la vigna che il Signore ha piantato per il bene di tutti”. Al termine della recita dell’Angelus, prima dei saluti ai fedeli presenti in una piazza san Pietro inondata dal sole, il Papa ricorda la beatificazione, ieri a Milano, del padre Arsenio da Trigolo (al secolo Giuseppe Migliavacca), sacerdote dei Frati minori cappuccini e fondatore delle Suore di Maria Santissima Consolatrice. “Lodiamo il Signore, ha detto Francesco, per questo umile suo discepolo, che anche nelle avversità e nelle prove non perdette mai la speranza”. FONTE: Radiovaticana