Ad un mese dal crollo del ponte, il card. Bagnasco: non abituiamoci alla lacerazione

GENOVA – E’ il momento conclusivo di una giornata fatta di emozioni, ricordo, lacrime, preghiera, e anche fermezza nelle richieste di aiuto e di sostegno. Genova si è fermata a commemorare le 43 vittime del Ponte Morandi. Dopo il silenzio ai piedi dei monconi del viadotto autostradale, le testimonianze in Piazza De Ferrari, il raccoglimento è proseguito nella Cattedrale di San Lorenzo dove a presiedere l’Eucaristia è stato il vescovo Ausiliare Mons. Nicolò Anselmi. Assente Card. Angelo Bagnasco impegnato in Polonia per l’Assemblea Plenaria dei Presidenti delle Conferenze Episcopali Europee. Prima di procedere nella lettura del testo scritto dall’arcivescovo, Mons. Anselmi ha proposto una riflessione personale partita da una domanda: “Qual è la parola di Dio contenuta in questa tragedia”. Il pensiero si è soffermato sulle azioni che tutti quotidianamente compiamo.

Il Signore ci richiama ad una maggiore attenzione alle persone cui si rivolgono le nostre azioni. Quindi il testo del Card. che parte da una constatazione: la città è spaccata in due, ma non vogliamo abituarci a questa lacerazione. Ristabilire le vie e il ponte è necessario perché la gente e la città vivano. Al tempo stesso per favorire l’incontro e l’appartenenza al territorio dove si vive. La coincidenza del primo mese dalla tragedia con l’esaltazione della Santa Croce, invita a vedere nel mistero centrale della fede, la luce che illumina il buio delle nostre sofferenze. Il signore, scrive il cardinale, non è lontano dalle nostre vicende, Ci è accanto e sostiene i nostri passi.