Lavoro, dati allarmanti dell’Ispettorato di Genova: aumentano i lavoratori irregolari

GENOVA – Aumentano i lavoratori irregolari, il mancato pagamento delle retribuzioni e l’evasione dei contributi. È il quadro poco confortante che emerge dopo i controlli estivi da parte dell’Ispettorato del lavoro sull’intera provincia di Genova. 250 le verifiche effettuate tra luglio e agosto in pubblici esercizi e nei settori del terziario e dell’edilizia. L’irregolarità è vicina all’80%: 85 i lavoratori in nero – di cui 6 clandestini – cioè privi di tutela assistenziale e previdenziale e in 28 casi è stata sospesa l’attività imprenditoriale. Diversi i casi eclatanti di aziende del tutto sconosciute al fisco: tra questi, il nucleo Carabinieri dell’Ispettorato si è imbattuto in una pizzeria d’asporto gestita da un extracomunitario clandestino che impiegava due lavoratori in nero. Altri cinque dipendenti non regolarizzati sono stati scoperti in un locale notturno, mentre 11 lavoratori senza un regolare contratto di lavoro sono emersi durante un controllo in un night club del ponente di Genova. Dati che fanno capire quando è preoccupante il fenomeno: un esercizio, oltre ad utilizzare personale in nero, si avvaleva di maestranze assunte tramite una cooperativa che pagava, netti, cinque euro l’ora. Dall’inizio dell’anno sono stati accertati in Provincia di Genova 290 lavoratori non in regola e le sanzioni contestate ammontano a circa 1 milione di euro. Finora, unico dato positivo, lo Stato ha incassato 590 mila euro di multe, segno di una certa rapidità nel rimettersi sui binari giusti da parte delle attività colpite. Sempre dall’inizio dell’anno è stata sospesa l’attività a 92 imprenditori per aver occupato lavoratori in nero in misura superiore al 20% degli occupati nell’esercizio. Altro dato allarmante: ammonta ad oltre 3 milioni di euro l’imponibile evaso nel 2018. L’attività di recupero delle retribuzioni non corrisposte, infine – 350 i provvedimenti emessi quest’anno, ha consentito ai lavoratori di ottenere somme pari a un totale di circa 300 mila euro che le aziende hanno subito corrisposto dopo l’intervento degli ispettori e la successiva diffida accertativa.