N. S. del Carmine a Lavagna: l’arca della patrona esposta sul lungomare

LAVAGNA – Lo stupore di un tramonto lavagnese, nella festa di liturgica di Nostra Signora del Carmine, ha fatto da sfondo alla Messa celebrata sulla spiaggia di Piazza Milano a Lavagna, che di fatto ha sostituito la tradizionale processione in onore della patrona della città, protettrice di chi vive sul mare e per il mare; ma questa bellezza non si è limitata a suggerire la cornice alla celebrazione, anzi, è diventata parte integrante, nella riflessione proposta dal parroco don Stefano Queirolo. Perchè di fronte alla bellezza non si può non riconoscere la mano di chi l’ha creata, e così di fronte alla madre è impossibile non riconoscersi figli.
L’invito per la comunità di Lavagna è stato proprio quello a riscoprire la dimensione semplice e necessaria dell’appartenenza alla maternità della Vergine, che ancora una volta ha vegliato sulla città come ha vegliato sulla spiaggia dal lungomare; e sotto a cui si sono raccolti i portatori, giovani e meno giovani, che hanno traslato l’arca processionale fin sul mare e non hanno però voluto far mancare alla città il tradizionale saluto. Invocato a gran voce, l’unico marinaio rimasto fra i portatori e loro decano, l’ultranovantenne Italo Benini ha chiamato anche quest’anno il tradizionale “In-te brasse”, che prelude al triplice saluto. Non certo liturgico, ma carico di significato per una comunità che ha sempre avuto nel mare la sua risorsa, la sua fatica e la sua speranza.
Non ha mancato di ricordarlo il sacerdote, menzionando chi ha faticato e fatica per la pandemia, chi ha speso la sua vita in mare, e le donne, che nei secolli hanno caricato le lastre di ardesia portandole a piedi dalle colline fino al mare.
Quel mare piatto che per una sera, nel raccoglimento, si è fatto di fronte a tutti sussurro di Dio