In Passione Domini, il vescovo: la morte è portare su di sè il mistero di Cristo

CHIAVARI – Nella Cattedrale di N. S. dell’Orto a Chiavari, il vescovo Alberto Tanasini ha presieduto il rito In passione Domini. La celebrazione si è svolta nel rispetto delle norme di sicurezza anti contagio, senza l’adorazione della croce. La riflessione del vescovo ha preso spunto dalla narrazione della Passione secondo Giovanni.

Il rito del venerdì santo è quello che ci porta al cuore del mistero. Non si tratta di considerare la morte in astratto, ma la morte di Gesù, l’immortale, colui che ha detto “Io sono la vita”. Il racconto della passione, secondo Giovanni, che è stato letto durante il rito in Cattedrale a Chiavari, nella sua drammaticità, offre un’apertura verso l’oltre. A rilevarlo il vescovo Alberto Tanasini nella riflessione proposta durante la celebrazione. Per quanto atroci e indescrivibili le sofferenze patite, quella morte Gesù l’ha prevista e accettata.
“Dunque – ha rilevato il vescovo – questa volontarietà accettata dice proprio che Gesù ha abbracciato, quella croce, ha voluto vivere quella morte, ma la grandezza di questo evento sta nella grande battaglia che si è compiuta. La battaglia è quella del bene”: Non è un’allegoria, ha proseguito il presule, è storia. Il male ha preso il volto della menzogna, del calcolo politico, di chi ha urlato “Crocifiggilo”. Gesù ha dato testimonianza alla verità su Dio. Non ha resistito, però ha vinto. E il Padre era lì con lui, sulla Croce. Ne seguiva l’obbedienza e in questa obbedienza vedeva il ritorno dell’umanità a lui.
Tutte queste parole, ha concluso il vescovo, non saranno comprese appieno se non ci sarà da parte nostra un profondo desiderio di seguire Gesù, di scoprire il valore della nostra esistenza e della nostra morte.
La morte non è un evento ineluttabile, ma il portare su di sè il mistero di Cristo, che nell’obbedienza sino alla morte in croce, ha manifestato tutto il suo amore, nel donarsi per noi.