La Liguria cresce anche nel 2022 ma sul futuro pesano alcune incognite

E’ una Liguria che cresce (trainata soprattutto dal comparto del turismo che segna quasi un +40%) ma sulla quale pesano diverse incognite: l’inflazione, l’indisponibilità e il rialzo dei prezzi di alcuni fattori produttivi (tra cui quelli energetici), l’evoluzione del conflitto russo-ucraino. Luci e ombre nell’aggiornamento congiunturale sull’economia ligure realizzato dalla sede genovese della Banca d’Italia. Nei primi tre trimestri del 2022 l’attività economica in Liguria ha continuato a crescere, seppure con un andamento differenziato tra i principali settori. Bene il turismo: le presenze sono cresciute del 38,9% rispetto al 2021, andando oltre i livelli pre-pandemia, grazie anche al raddoppio dei pernottamenti da parte degli stranieri. Ha rallentato il comparto industriale ma in un trend di crescita. Solo un’azienda su tre ha segnalato valori non positivi rispetto al 2021 con le previsioni a breve termine degli operatori che prefigurano una sostanziale stabilità dei volumi produttivi. La redditività delle imprese ha risentito soprattutto dell’aumento dei costi dei fattori produttivi, in particolare di quelli energetici. Gli aumenti dei prezzi del gas e dell’energia elettrica hanno determinato una riduzione dei margini di profitto per circa un quarto delle aziende. E’ continuata l’espansione dell’attività edilizia spinta dalle agevolazioni fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo e dalla prosecuzione dei lavori alle principali opere infrastrutturali. Secondo i dati provvisori segnalati alle Casse edili, le ore lavorate sono aumentate per il quarto semestre consecutivo così come è proseguita l’espansione delle compravendite immobiliari, cresciute quasi del 14 per cento nel primo semestre del 2022 rispetto al corrispondente periodo del 2021. Il quadro congiunturale favorevole si è tradotto anche in una crescita degli occupati (+4,3%) più marcata per i lavoratori dipendenti (5,3%) e per la componente maschile (5,8%). All’incremento degli occupati è corrisposta una riduzione delle persone in cerca di lavoro: ne è derivata una ulteriore leggera diminuzione del tasso di disoccupazione, che si è attestato all’8,3 per cento, un dato in linea con la media nazionale. Le forze di lavoro sono aumentate del 2,8 per cento, portando il tasso di attività al 70,7 per cento, un livello superiore a quello precedente la pandemia. Nel contempo i primi nove mesi dell’anno il ricorso alle forme di integrazione salariale è fortemente diminuito.