Gesto a sorpresa del Papa: “Auguro il meglio al nobile popolo cinese”

ULANBAATOR – Papa Francesco ha compiuto un gesto inedito e sorprendente prima della fine della Messa celebrata nella Steppe Arena di Ulaanbaator, uno degli eventi principali del 43esimo viaggio apostolico in Mongolia: Francesco ha fatto avvicinare il cardinale Tong Hon e il futuro porporato Chow, pastore emerito e attuale di Hong Kong, e ha così inviato a braccio un messaggio ai fedeli cattolici che vivono in Cina

Nella Steppe Arena, uno stadio del ghiaccio al coperto, è calato il silenzio quando il Papa, allargando le braccia, prima di pronunciare il ringraziamento al cardinale Giorgio Marengo, ha fatto avvicinare a sé John Tong Hon e Stephen Chow, appunto l’emerito e l’attuale vescovo di Hong Kong, quest’ultimo cardinale designato che riceverà la porpora nel Concistoro del prossimo 30 settembre; ha preso la mano di entrambi, presenti in questi giorni a tutti gli eventi del viaggio in Mongolia, e stringendole ha detto a braccio: “Io vorrei approfittare della sua presenza per inviare un caloroso saluto al nobile popolo cinese. A tutto il popolo auguro il meglio, e andare avanti, progredire sempre”.

Il silenzio è stato spezzato da un coro di “Viva il Papa!”. Le prime a lanciarlo due donne dagli spalti provenienti proprio da Hong Kong che sventolavano la bandiera rossa della Cina. Guardando a loro e agli altri circa 200 cinesi venuti a Ulaanbaator in treno, in aereo in macchina dalla Cina Continentale, ma anche da Macao e Taiwan, il Papa ha lanciato un appello a tutti i credenti del Paese asiatico.

E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini. A tutti.

“Grazie”, ha affermato ancora Francesco tenendo strette le mani di Hon e Chow. Quando quest’ultimo riceverà la porpora, saranno tre i cardinali di Hong Kong, considerando anche l’emerito Joseph Zen. Uno dei rari casi di tre porpore ancora viventi in un’unica diocesi.

Sono circa 200 i cinesi venuti in questi giorni a Ulaanbaatar. Sono stati tra i primi ad arrivare alla cerimonia di benvenuto in Piazza Sükhbaatar del 2 settembre, primo appuntamento del viaggio, raccontando ai giornalisti di aver voluto partecipare a questo evento e alcuni, hanno detto, con qualche difficoltà. Altri ancora non hanno voluto fornire né il nome né la provenienza, lasciando intuire i motivi.

L’attenzione alla Cina ha fatto da traccia all’intero viaggio in Mongolia che condivide con il Paese circa 4 mila km di frontiera. Sorvolando il Paese durante il volo di andata da Roma verso Ulaanbaatar il Pontefice aveva inviato al presidente Xi Jinping “un saluto di augurio nel momento in cui attraverso lo spazio aereo del suo Paese in rotta verso la Mongolia”. “Assicurandole le mie preghiere per il benessere della nazione – si leggeva nel telegramma – invoco su tutti voi le benedizioni divine di unità e pace”. Pechino ha risposto all’augurio di Francesco attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri, Wang Wenbin. La Cina, ha detto, “è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione, rafforzare la fiducia reciproca”, verso un “miglioramento delle relazioni tra i due Paesi”.