Formazione; apertura; dialogo. L’eredità della cinquantesima Settimana sociale è ancora tutta da vivere e da scrivere. Cinque giorni di ascolto, confronto e dibattito sulle molteplici sfaccettature della democrazia partecipativa sono ora il bagaglio che gli oltre mille delegate e delegati di diocesi associazioni e movimenti dovranno tradurre in processi di lungo periodo sui loro territori. A partire da alcune esperienze concrete.
La prima: La cinquantesima Settimana sociale è stata aperta. Non solo la parte formativa e di laboratorio per i delegati, ma anche le Piazze della democrazia e gli stand delle buone pratiche in centro città. Che mostrano concretamente quello che il Papa ha incoraggiato a vivere celebrando l’Eucarestia a conclusione dei lavori: una fede inquieta perché incarnata
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La seconda: ascolto e dialogo sono la radice di ogni processo. Formare chi segue, non chi guida, è stata una delle suggestioni più dense di risonanze negli oltre cinquanta gruppi di lavoro. Insieme alla consapevolezza che il conflitto può essere generativo, laddove non si incancrenisce in polarizzazioni
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La terza: Trieste ha aperto una fase nuova. Che ora si traduce in processi creativi di partecipazione dal basso. A settembre il Comitato scientifico offrirà la sintesi dei cerchi di confronto. E da lì si ripartirà. Per una testimonianza di fede che come lievito si incarni, mescolandosi, in ogni strato della società civile, istituzionale, associativa.