Meraviglia e gratitudine, sono i due sentimenti sui quali invita a riflettere Francesco dinnanzi al miracolo dell’Eucaristia. Come può Gesù darci da mangiare la propria carne?
“Il pane dal cielo è un dono che eccede ogni aspettativa. Chi non coglie lo stile di Gesù resta sospettoso: sembra impossibile, addirittura disumano mangiare la carne di un altro (cfr v. 54). Carne e sangue, invece, sono l’umanità del Salvatore, la sua stessa vita offerta come nutrimento per la nostra”.
Se l’affermazione di Gesù “Chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui” suscita meraviglia, il secondo atteggiamento può essere solo di gratitudine per l’azione che egli compie nell’Eucaristia.
“Gesù si prende cura del bisogno più grande: ci salva, nutrendo la nostra vita con la sua, e questo per sempre. E grazie a Lui possiamo vivere in comunione con Dio e tra noi. Il pane vivo e vero non è dunque un qualcosa di magico, no, non è una cosa che risolve di colpo tutti i problemi, ma è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno”.
Al termine della preghiera mariana il Papa ha ricordato la beatificazione nella Rep. Democratica del Congo dei tre missionari saveriani: Luigi Carrara, Giovanni Didoné e Vittorio Faccin, e del sacerdote congolese Albert Joubert, uccisi in quel Paese il 28 novembre del 1964. Poi ha espresso preoccupazione per le parti del mondo in guerra.
E continuiamo a pregare perché strade di pace si possano aprire in Medio Oriente – Palestina, Israele –, come pure nella martoriata Ucraina, in Myanmar e in ogni zona di guerra, con l’impegno del dialogo e del negoziato e astenendosi da azioni e reazioni violente.
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