E’ l’immagine del quadro di Magritte “L’atto di fede” (una porta chiusa ma sfondata al centro che lascia intravedere oltre l’orizzonte) quella che Francesco lascia alla Chiesa del Belgio incontrata nella basilica del Sacro Cuore di Koekelberg. Ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati e alle consacrate, ai seminaristi e agli operatori pastorali il Papa ha chiesto di camminare insieme allo Spirito Santo e di essere una chiesa che non si chiude in se stessa ma è aperta verso l’infinito.
E sono tre le parole che Francesco consegna alla chiesa belga nel suo discorso: evangelizzazione, gioia e misericordia. La prima, spiega il Papa parlando della trasformazione da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo di testimonianza, richiede coraggio e attenzione al Vangelo per percorrere una strada che porti all’incontro con il Signore.
La fede deve essere un cammino verso la felicità ha proseguito il Papa indicando la seconda parola lasciata in consegna, la gioia. Quella vera, che nasce dal cuore, è capace di attrarre e nello stesso tempo sostegno anche nei momenti dolorosi.
Infine la misericordia, che porta il Papa a ritornare al tema degli abusi (ieri l’incontro in nunziatura con 17 vittime) e quello del carcere. “Gli abusi generano atroci sofferenze e ferite, minando anche il cammino della fede” ha denunciato Francesco che ha messo in guardia contro gli abusi di potere. E per i carcerati la misericordia diventa la strada per guarire nel cuore. “È con la sua misericordia che Dio ci giustifica, cioè ci rende giusti, perché ci dona un cuore nuovo, una vita nuova” ha detto il Papa.