LIGURIA – Gli enti parco della Liguria levano la voce contro il disegno di legge del ministro per la semplificazione Calderoli, che, nell’ottica di snellire l’apparato burocratico dei cosiddetti enti interndi, circa 1700 in Italia, andrebbe a colpire anche gli organismi regionalli di gestione delle aree protette.
Gli Enti Parco delle Alpi liguri, dell’Antola, dell’Aveto, del Beigua, di Montemarcello-Magra e di Portofino, riuniti sotto l’egida del coordinamento regionale delle aree protette liguri, protestano in particolare per la pretesa inutilità delle loro strutture. “Crediamo non la pensino così tutte le nostre Comunità di riferimento”, si legge nel comunicato, “nè gli operatori economici e turistici, le associazioni agricole, gli ambientalisti, i pescatori e i cacciatori”. Non è vero, per i rappresentanti dei Parchi della Liguria, che le funzioni delle aree protette possano essere svolte anche senza gli organi di gestione. “Cancellare gli Enti Parco”, continua il comunicato, “significherebbe annullare dieci anni di lavoro svolto per dare prospettiva al nostro lavoro, per superare la diffidenza iniziale mettendo le risorse al servizio di progetti condivisi e guadagnando infine la fiducia delle Amministrazioni locali, provinciali e regionali”. Secondo quanto riferito dai Presidenti dei Parchi liguri che hanno firmato il comunicato, oggi sono decine gli Enti locali che chiedono di entrare a far parte delle aree protette, segno di una progressiva presa di coscienza delle potenzialità dello strumento. Cade anche l’argomentazione economico finanziaria, secondo i rappresentanti delle aree protette della nostra Regione. “I Presidenti percepiscono una indennità analoga a quella di un Sindaco di un piccolo comune”, continua la nota, “a fronte di un impegno che si protrae per sette giorni alla settimana”. Senza contare, puntualizzano ancora i Presidenti dei Parchi, che i dipendenti, 3 o 4 per ogni ente, andrebbero comunque ricollocati. E sempre sul fronte economico, la precisazione finale: “Siamo stati in grado di moltiplicare fino a 4 o 5 volte le risorse finanziarie ricevute dalla Regione attraverso l’attivazione di bandi nazionali e comunitari che hanno attirato fondi per costruire percorsi escursionistici, rifugi e strutture scientifiche, o per ristrutturare, riutilizzare e gestire edifici storici, per recuperare e bonificare aree degradate, per l’innovazione energetica e l’educazione ambientale, ma anche per manifestazioni, laboratori e attività di valorizzazione dei prodotti tipici.