Comprensorio sciistico ligure-emiliano: il “no” degli ambientalisti

SANTO STEFANO D’AVETO – Un secco “no” alla costruzione del comprensorio sciistico fra la Liguria e l’Emilia Romagna arriva dall’associazione Italia Nostra Tigullio, per voce della presidente Anna Maria Castellano, che ha scritto in merito una lettera ai sindaci dei Comuni interessati, ossia Santo Stefano d’Aveto, Ferriere e Bedonia. Ma anche alle Regioni Liguria ed Emilia Romagna, alle provincie di Genova, Piacenza e Parma, alla Soprintendenza per Beni architettonici e per il paesaggio di Liguria ed Emilia, al Parco dell’Aveto. Nel mirino dell’associazione ambientalista c’è l’accordo sottoscritto il 9 ottobre scorso, che prevede la costruzione di un osservatorio astronomico sul Monte Bue, ma anche il completamento degli impianti sciistici della Val d’Aveto con analoghi insediamenti nelle valli confinanti del Ceno e del Nure, in particolare con le sciovie del Prato dell’Anzola, in provincia di Piacenza, e del Monte Maggiorasca in provincia di Parma.
Italia Nostra nella lettera ribadisce che alcune delle zone comprese nel progetto sono soggette a vincolo paesistico: lo è il territorio del comune di Santo Stefano d’Aveto, così come lo sono le aree di lago Nero, Monte Nero e Monte Bue, tutti siti di interesse comunitario.
Nella lettera, inoltre, viene ribadita la proposta di ripristino degli antichi confini del Parco dell’Aveto. E si suggerisce la costituzione di una nuova area protetta, che comprenda l’area emiliana, e che possa dare origine ad un Parco di carattere interregionale, inteso come volano turistico per l’intero comprensorio. Con l’obiettivo finale di scongiurare nuovi impianti sciistici, che vedono la luce, si legge nella lettera, “solo perché si impegnano soldi pubblici”. Ma quasi sempre, scrive in conclusione Italia Nostra, queste imprese si portano dietro orrende urbanizzazioni e modifiche irreversibili del territorio, a danno del patrimonio ambientale che è di tutti.
Una posizione, quella di Italia Nostra, che ha richiamato l’attenzione anche da parte dell’Associazione Appennino Democratico, che oggi ha ribadito anche la propria netta contrarietà all’operazione, considerata fallimentare sotto il profilo economico, e soprattutto pericolosa dal punto di vista ambientale