Due anni fa il terremoto in Abruzzo: l’incoraggiamento del Papa

ABRUZZO – Sono passati due anni dal terribile terremoto che, nella notte tra il 5 e 6 aprile del 2009, colpì l’Abruzzo provocando la morte di oltre 300 persone e la devastazione del centro storico dell’Aquila. Tre settimane dopo il sisma, il 28 aprile, Benedetto XVI si recava nelle aree terremotate e in particolare ad Onna, uno dei luoghi maggiormente colpiti. A due anni di distanza, risuonano ancora le parole del Papa, il suo incoraggiamento ai terremotati e l’esortazione alle istituzioni a non lasciare solo l’Abruzzo.”Non resterete soli”: le parole di Benedetto XVI pronunciate due anni fa ad Onna riecheggiano oggi con forza, mentre la popolazione abruzzese prosegue non senza difficoltà nell’impegno della ricostruzione. Tra le vittime del terremoto, il Papa aveva pronunciato parole di coraggio e di impegno, innanzitutto per la Chiesa: “La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità”.La visita in terra abruzzese avvenne pochi giorni dopo Pasqua. Il Papa confortò dunque gli aquilani affranti dal dolore, rammentando che il Signore è risorto e non li abbandonerà: “Non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo”. In quella breve, ma commovente visita, il Papa incontrò anche i tantissimi volontari che fin dalle prime ore dopo il terremoto, fecero fronte all’emergenza senza risparmio di energie. Benedetto XVI sottolineò il valore straordinario della solidarietà che, disse, “è come un fuoco nascosto sotto la cenere”: “La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio”.