Il vescovo nella celebrazione in Passione Domini: la Croce innalza Gesù dalla terra al cielo e indica la strada della salvezza

CHIAVARI – Il vescovo ha presieduto nel pomeriggio in Cattedrale a Chiavari la celebrazione in Passione Domini. Richiamando il racconto della Passione di Cristo tratto da Vangelo di Giovanni, Mons. Tanasini ha invitato i fedeli a scoprire in questo racconto la chiave di lettura che ne dà l’evangelista. L’umiliazione,  la passione, la morte in croce non sono indice di un abbassamento, la segni della Gloria di Gesù. La Croce che innalza Cristo, distacca Gesù dalla terra e lo innalza verso il cielo, indicando la strada della salvezza. Qui compare la Chiesa. La Chiesa legata al corpo di Cristo, sgorga dal Corpo di Cristo squarciato dalla lancia, ed è essa il Corpo totale di Cristo.  Nei travagli che feriscono la Chiesa – ha concluso il vescovo – siamo invitati a riconoscerla ed amare come l’ha fatta Gesù: nata dalla sua passione ed è formata dai credenti che accolgono la sua parola. Di seguito il testo integrale dell’Omelia del vescovo.

 

All’inizio di questa liturgia della Parola, forse ci ha colpito nell’ascoltare la profezia di Isaia, che pur nel subire l’umiliazione, patire e soffrire, apre la sua profezia parlando di successo. Sembra che stridano le due cose. Per comprendere questa apparente contraddizione mi sembra sia giusto ascoltare con attenzione il Vangelo di Giovanni, il racconto della Passione. Ci rendiamo conto che il racconto di Giovanni è diverso rispetto a quello degli altri evangelisti, i quali pure non hanno intenzione di raccontarci la Passione semplicemente come un fatto di cronaca. Tutti intendono alimentare la fede. Giovanni propone il frutto di una lunga e approfondita riflessione. Pur fornendo dettagli precisi del racconto, vuole farci comprendere che quello che appare, abbassamento, umiliazione, in realtà è Gloria. Gesù durante la sua vita ha parlato ripetutamente della Croce. La croce non come un patibolo, ma come strumento in cui egli si distacca dalla terra e si innalzi, e innalzandosi attira tutti gli uomini alla Salvezza. E’ l’esperienza dei cristiani: la contemplazione della Croce, con quella misteriosa attrazione che essa esercita su di noi. Lo sguardo al Crocifisso. Secondo il racconto di Giovanni noi vediamo accentuato il fatto che Gesù si proclama Re dinnanzi a Pilato. Affermando questo titolo, dice che la sua regalità è superiore a quella di qualunque re di questo mondo. La sovranità di chi è testimone della verità che salva. Di fronte a Pilato che non ha il senso della verità e si interroga su cosa sia la verità, Gesù afferma di essere testimone della verità con la sua vita, così’ egli è sovrano anche sulla morte. Anche la morte è per lui posta sotto il segno della piena coscienza. Di quella piena coscienza che Gesù ha del proprio cammino. Sapendo che tutto era compiuto, non è solo consapevole di ciò che gli accade, ma anche del valore di quello che compie. Dunque la morte è nelle sue mani, egli la governa secondo un disegno preciso. Questo tratto di sovranità con cui Gesù governa la sua morte riflette la sua piena adesione con il Padre. Realizza appieno il disegno di salvezza per gli uomini che è il disegno di salvezza di Dio. L’obbedienza si coniuga con l’amore. Comprendiamo perchè ieri il Papa si sia soffermato sul significato dell’obbedienza. Allontanarsi dall’obbedienza è non solo mancanza di disciplina, ma abbandono della via di Gesù. Ritornare nella morte come sconfitto, nella morte che è frutto della superbia. La morte di Gesù è fonte di vita. E’ proprio lui che ci rivela la particolarità della morte di Gesù. Dona la vita nuova. Gesù consegna lo spirito al Padre e lo effonde quale soffio di vita sul mondo. Ho ripreso solo alcuni aspetti del racconto di Giovanni. Non ci sembri che questo racconto della passione renda meno umano, meno vicino a noi questo evento. Giovanni ci invita ad entrare nel mistero di Gesù, che è mistero umano e divino. Quel significato si può comprendere solo nella luce della resurrezione. Non è la resurrezione un dopo la passione, non si tratta di un evento successivo, la resurrezione la vita nuova è già presente nella passione, è già presente in Gesù che porta la croce. La luce della resurrezione è capace di manifestarsi negli eventi più bui, più densi di tenebre. Nel cogliere la gloria di Gesù noi capiano il vero senso della nostra esistenza. Spesso vediamo la nostra vita chiusa in eventi che sono incomprensibili e ci fermiamo alla concretezza, alla logica di questi eventi. Giovanni ci dice: vai oltre, non è un’illusione, è la luce della vera fede. La condizione del credente è di avere ricevuto una nuova condizione di vita. Uniti a Gesù nella fede anche noi abbiamo la possibilità di partecipare sin d’ora alla sua vita nuova. Ecco quello che Giovanni vorrebbe che noi scoprissimo nella meditazione della Passione. Qui compare la Chiesa nel suo mistero: siamo invitati a non vederla solo dall’esterno. La Chiesa legata al corpo di Cristo, sgorga dal Corpo di Cristo squarciato dalla lancia, ed è essa il Corpo totale di Cristo. Infine Giovanni ci parla della nuova comunità dei credenti che si forma: Maria e Giovanni affidati l’uno all’altra. Nei travagli che feriscono la Chiesa siamo invitati a riconoscerla ed amare come l’ha fatta Gesù: nata dalla sua passione ed è formata dai credenti che accolgono la sua parola.