Referendum 17 aprile, le ragioni del NO

CHIAVARI – Gli italiani il prossimo 17 aprile saranno chiamati a votare il referendum che intende cancellare la norma che permette alle società petrolifere di sfruttare i giacimenti in mare anche al termine della comcessione loro affiadata.

Ecco le ragioni del NO e del NON VOTO

Primo: Perdita di investimenti e posti di lavoro
Smettere di usare gli impianti entro le acque territoriali italiane significherebbe perdere gli investimenti fatti fino a oggi e quelli futuri. Oltre che a migliaia di posti di lavoro.
Secondo: Basso rischio di incidenti
Dal 1950 a oggi ci sono stati pochi incidenti che hanno riguardato impianti di estrazione: a Cortemaggiore (Piacenza) nel 1950 e a Trecate (Novara) nel 1994. Un incidente in mare è avvenuto a Porto Corsini (Ravenna) nel 1965.
Terzo: Fabbisogno energetico
Secondo le stime il petrolio presente nei mari italiani sarebbe pari a 700 milioni di tonnellate. Il nostro consumo attuale all’anno è 58 milioni di tonnellate. Nel 2014 sono stati importati 54 milioni di tonnellate. Avere fonti energetiche nostre ci fa spendere meno e ci mette al riparo da cali improvvisi dovuti a crisi internazionali. Contro il referendum è nato un Comitato, Ottimisti e Razionali, costituito da personaggi provenienti soprattutto dal mondo delle imprese. Alcuni di loro sono reduci dalla sconfitta subita nel 2011 con il referendum sul nucleare, come, ad esempio, Chicco Testa, oggi a capo di Assoelettrica e da tempo strenuo sostenitore delle fonti fossili. Il Comitato sostiene che votare sì il 17 aprile sia sbagliato e strumentale, perché il settore degli idrocarburi, a dispetto di quanto affermato dai promotori del referendum, è una settore ricco di tecnologia e professionalità, con vantaggi in termini occupazionali ed economici. Se gli italiani votassero sì, dicono, le imprese sarebbero costrette a licenziare, con il trasferimento o la chiusura delle grande imprese Oil&Gas, che oggi vantano un fatturato annuo superiore ai 20 miliardi di euro. E, soprattutto, il Paese dovrebbe aumentare le importazioni di gas dall’estero.