Leopoli, il diario di pace di Padre Moreno Cattelan: “Sì, la guerra è una pazzia”

UCRAINA – Riportiamo di seguito una pagina del “Diario di pace” che padre Moreno Cattelan, missionario orionino, sta scrivendo attraverso i social dall’inizio del conflitto russo-ucraino. Padre Moreno, da vent’anni presente in Ucraina, nella casa Don Orione di Leopoli segue persone con disabilità fisica e mentale, e senza fissa dimora.

DOMENICA 6 MARZO – Secondo domenica di guerra. Per il calendario della Chiesa greco-cattolica ucraina è la domenica del perdono. Domani inizia il “grande digiuno”; la Quaresima. Durante la Divina Liturgia (la Santa Messa) leggiamo il Vangelo di Marco: “Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. (Mc. 6,14). Già. E allora chiedo alla gente presente in chiesa: “Come possiamo vivere questa parola del vangelo noi, in tempo di guerra?”. Ho chiesto a tutti di fare un esame di coscienza e di rispondere personalmente guardando il grande crocifisso che sovrasta il presbiterio delle nostra chiesa. Un esame di coscienza che mette più paura del suono della sirena. C’è stata una presenza in chiesa più intensa del solito. Anche oggi ho confessato raccogliendo la certezza che presto questo incubo finirà. La nostra gente ha fiducia. E’ sfinita, soprattutto a livello psicologico, ma spera. “Siamo nelle mani del buon Dio. Nessun tormento ci toccherà”. Nel frattempo in città continuano ad arrivare i profughi. Anche da noi altre tre persone, mamma, un ragazzo di 10 anni e la nonna sono arrivati in piena notte. Non appena li abbiamo accolti la mamma ha iniziato a tremare tutta. Scaricava la tensione accumulata nei tre giorni di viaggio da Karkiv a Leopoli. Viaggio iniziato verso l’ignoto e conclusosi da noi. Abbiamo dato loro qualcosa da mangiare. Avevano con se solo un po’ d’acqua e dei biscotti. Mentre celebro la Divina Liturgia della sera arrivano anche dei funzionari dell’ambasciata italiana che da qualche giorno s’è trasferita a L’viv. Confermano che due persone dell’ambasciata partiranno con il prossimo viaggio. Danno la loro disponibilità per aiutarci in qualsiasi modo. Alle 19,30 arriva il bus. Appello dei partenti: 8 mamme con i loro bambini e i due funzionari. Si ripetono le scene di saluto e gli interminabili abbraccio visti l’altro ieri. Il buio copre lacrime e raccomandazioni. Loro partono. Noi restiamo con i papà. Scambiamo qualche parola di speranza e ci congediamo. Raccomandiamo agli angeli custodi questo nuovo esodo. Mentre dal profondo sale una invocazione: “Signore, fino a quando?”. Sì! La guerra è una pazzia.